La spiaggia che non c'è
22 febbraio 2023
Foto di MareAmico Agrigento (facebook)
Se rubi un metrocubo dal mare, lui lo recupera o a monte o a valle.
Questa legge non scritta, che regola i rapporti tra il mare e l’azione dell’essere umano, è la legge che gli abitanti delle coste agrigentine, in Sicilia, hanno dovuto accettare e constatare passivamente negli ultimi anni. Splendide spiagge ora inesistenti, litorale modificato, paesaggi distrutti: questo è lo scenario alla quale si assiste da diversi anni in quelle zone. Era il 2013 quando conobbi per la prima volta la spiaggia di Eraclea Minoa, un paradiso terrestre, selvaggio. Un grande boschetto, dalla quale provenivano le melodie di cicale e uccellini, anticipava la distesa dorata, calda e pulita che portava alle cristalline acque del Mediterraneo. Quando arrivai rimasi stupita, poche persone, nessun inquinamento acustico tanto che le strade caotiche che avevo attraversato per arrivare fin lì sembravano lontane chilometri. Mi voltai e vidi i miei genitori delusi “è più piccola” dissero amareggiati.
La spiaggia di Eraclea era stata la sede delle loro estati più belle, anni prima, e il fatto di non riconoscerla sembrava togliere spazio a quei ricordi che tanto furono felici di condividere con me descrivendomi ogni dettaglio di quello che negli anni 80 era quella spiaggia.
Foto di MareAmico Agrigento (facebook)
Mi sembrava impossibile immaginare una spiaggia più grande, più dorata e più alta di quella su cui in quel momento ero stesa, eppure, a quanto pare, era esistita. Che fine aveva fatto?
Qualche anno dopo tornai ad Eraclea per godere della meravigliosa acqua e della tranquillità della zona ma della spiaggia che ricordavo rimaneva davvero poco. Fu però qualche mese fa, alla fine dell’estate 2021, che arrivare lì mi provocò una fitta al cuore. La spiaggia era sparita e l’acqua stava raggiungendo il boschetto. Di lì a poco anche i primi alberi sarebbero stati trascinati via dalla forza del mare. Iniziai a documentarmi, cercavo delle spiegazioni, delle motivazioni. Come può una spiaggia sparire così? Senza lasciare tracce?
Un tapis roulant che non funziona più
Erosione costiera, questo era ed è il fenomeno che sta rovinando una delle coste più belle del Mare Nostrum. L’erosione costiera è uno dei fenomeni legati al disastro ambientale più visibile, soprattutto in alcune coste della Sicilia ma non solo. L’azione dell’uomo sulla natura, specie nelle zone marine, ha avuto i suoi effetti incontenibili, disastrosi ma prevedibili. Già prevedibili. Infatti pur sembrando una situazione del tutto naturale, dove la forza del mare si impadronisce di tutto, quello che avviene è una conseguenza delle decisioni e delle azioni degli umani sui territori, sulla natura che si adatta ma che continua a fare il suo corso anche se in modo diverso o in luoghi diversi. E il mare non fa eccezione, si riprende ogni centimetro che gli è stato rubato. L’erosione costiera non avviene dall’oggi al domani e non avviene per caso. Spiega Claudio Lombardo, responsabile provinciale dell’Associazione MareAmico, “Le cause che hanno portato alla perdita della spiaggia di Eraclea Minoa sono di due tipi: generali e locali e in entrambi i casi il responsabile è l’uomo”. Tra le cause generali: l’aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento del mare ma anche la riduzione del rapporto detritico dei fiumi, che tra le cementazioni e la “ruberia” delle sabbie, utilizzate per l’edilizia, provocano un’assenza dell’apporto detritico nel mare. Ma ad Eraclea c’è qualcosa di più, qualcosa che ha anticipato i tempi e causato la catastrofe. Ad est della spiaggia è stato costruito un porticciolo turistico, quello di Siculiana, che ha intrappolato la sabbia di Eraclea.
Quando si costruisce un porto si modificano le correnti marine, l’uomo si inserisce all’interno degli equilibri della natura creando danni per l’ambiente e per se stesso. “Nel nostro territorio le correnti sono come un grande tapis roulant che trasporta le sabbie da ponente a levante durante l’estate e da levante a ponente durante l’inverno” dice Lombardo “in questo modo il movimento è equilibrato e la spiaggia che viene spostata durante l’estate ritorna durante l’inverno”. Da quando esiste il porticciolo, però, una parte della sabbia viene bloccata e quella che ritorna è sempre meno di quella che è stata portata via. La presenza di parte della sabbia di Eraclea nella zona di Siculiana, è stata dimostrata dai carotaggi effettuati nel porticciolo di Siculiana che hanno confermato la compatibilità con le sabbie di Eraclea. Così, con il passare del tempo, la spiaggia di Eraclea Minoa si è sempre ristretta e il mare ha avanzato fino al punto da portare via anche parte del boschetto. Una serie di cause e concause, dunque, che hanno un unico responsabile: l’uomo. In pochi anni, la situazione di queste spiagge è peggiorata fino a diventare inarrestabile e insostenibile. Quella che un tempo era una delle coste più belle e ammirate della Sicilia, adesso non è altro che una distesa d’acqua che avanza ogni giorno di più divorando ogni cosa trovi lungo il suo cammino. Le segnalazioni dell’Associazione MareAmico, che si occupa di fornire un’aggiornata e corretta informazione delle problematiche marine su tutto il territorio che si affaccia sul Mediterraneo, sono iniziate intorno al 2017 e ad oggi, nel 2022, la spiaggia di Eraclea è la più aggredita dall’erosione costiera con 200 metri di spiaggia dorata e 50-70 metri di boschetto persi per sempre. Proprio così, persi per sempre, perché le conseguenze alle nostre azioni sull’ambiente non si recuperano, sono permanenti, non ci permettono di tornare indietro e far finta che non sia successo nulla. Lo sa chi ha conosciuto queste spiagge, queste località prima che cambiassero, prima che si perdessero, prima che morissero inghiottite dalle acque calme ma tanto potenti da portar via ogni cosa.
Foto di MareVIvo
Com’era e com’è
Andare ad Eracle ora, avendola vissuta negli anni più belli, provoca rabbia, tristezza e una forte malinconia soprattutto per coloro che hanno abitato quelle zone. Riesco a parlare con qualche anziano della zona che mi racconta dei numerosi turisti tedeschi che popolavano la spiaggia ogni estate, che affittavano le case per mesi e godevano della bellezza di Eraclea. Ma anche di chi arrivava lì per caso e decideva di tornarci ogni anno per trascorrere le sue vacanze. Mi raccontano dei loro figli, dei preziosi ricordi che li legano a quelle dune, ora sommerse dal mare, e della delusione di non poter far vivere la stessa bellezza ai nipoti. Mi indicano i chioschetti, che devo immaginare perché non esistono più. Dei cinque di un tempo, infatti, solo uno è ancora aperto mentre un altro è quasi totalmente divorato dal mare. “Qui d’estate era sempre una festa. Non c’era molto ma tutti dicevano fosse il paradiso” mi dice Giuseppe, uno dei pochi che ogni tanto torna nella sua casa vicina alla spiaggia. Riesco quasi a immaginare i bambini che corrono nell’immensa distesa dorata, i gruppi di ragazzi che ridono e giocano sulla riva, i pranzi all’ombra fresca del boschetto con il canto delle cicale in sottofondo. Ma non si tratta solo della zona balneare, la sorprendente bellezza della spiaggia di Eraclea, era anche un pretesto per far conoscere questa parte della Sicilia, per far conoscere la zona archeologica di Eraclea, la cittadina di Cattolica Eraclea e tutto il territorio dell’agrigentino. “Questo era il posto perfetto per tutti quelli che volevano passare dei giorni di vacanza godendo delle vere bellezze della Sicilia. Il sole caldo, l’acqua pulita, i bei paesaggi e il cibo buono.” Noto una certa soddisfazione in quelle parole e subito dopo un velo di amarezza “Il mare si è portato via tutto” continua il signor Giuseppe e in effetti è così. Non solo la sabbia ma tutto ciò che era legato ad essa. Quello che quella zona era e significava non esiste più, la popolazione si è azzerata, le case sono chiuse. Sembra di passeggiare tra le macerie di un paese fantasma, senza vita. Nessuno ormai la frequenta, i pochi ancora fedeli che provano a tornare non trovano più la sabbia sulla quale passare la loro giornata e il disastro, ormai, non è solo ambientale ma anche economico per un territorio che vive soprattutto di turismo. Ad Eraclea oggi non c’è quasi più nulla, non può esserci più nulla. Il mare ha portato via tutto e continua a farlo, ma il mare non è il nemico, si sta solo riprendendo ciò che è suo. I cattolicesi lo sanno e sperano di riuscire a risolvere in qualche modo questa situazione. È per questo che la popolazione tutta si è affiancata al lavoro dell’associazione MareAmico che, finalmente, dopo anni di lotte e segnalazioni ha avuto delle risposte.
Foto di MareAmico Agrigento (facebook)
Una nuova speranza
Se per anni il fenomeno che ha colpito Eraclea è stato ignorato e tralasciato adesso non è più possibile farlo. La regione ha finanziato dei lavori per riuscire a salvare la situazione, a far rivivere la spiaggia. I lavori, non ancora iniziati, prevedono la costruzione di tre barriere sub-ortagonali, posizionate perpendicolarmente alla costa, con lo scopo di ridurre la forza del mare. “Avremmo preferito l’inserimento di barriere soffolte, quelle sub-ortagonali sono più efficaci in tempi brevi ma sono brutte da vedere” continua il presidente di MareAmico Agrigento. Ma le barriere non bastano, nei lavori è previsto il ripascimento della sabbia che verrà prelevata dal porticciolo di Siculiana marina. Se i lavori iniziassero, riuscirebbero a ricreare una spiaggia per quest’estate ma il problema non sarà risolto del tutto, fin quando il porto di Siculiana non verrà modificato. Si tratta, infatti, di soluzioni provvisorie che potranno ridurre il fenomeno erosivo ma non fermarlo del tutto né tantomeno risolverlo. Se alla temporaneità delle soluzioni si aggiunge l’aumento delle mutazioni climatiche, sempre in crescita, la spiaggia di Eraclea sarà continuamente vittima dell’erosione. Ad aggravare la situazione è l’intensiva pesca a strascico di queste zone che provoca la perdita della posidonia oceanica,una pianta fondamentale per i nostri mari poiché, oltre a produrre ossigeno e a creare un habitat perfetto per molte specie di abitanti marini, essa agisce da barriera soffolta e smorza la forza delle correnti del mare limitando il fenomeno erosivo. La mancanza di posidonia provoca l’appiattimento delle dune e facilita l’erosione. Un tempo, la spiaggia di Eraclea era caratterizzata dalle dune di sabbia che, oltre a renderla incredibilmente particolare, avevano come funzione quella di proteggere l’intera distesa dorata. Ma la perdita della posidonia, il conseguente appiattimento delle dune e la sabbia portata via dalle correnti hanno creato una catena di disastri. Che va invertita. A questo proposito, anche se la spiaggia di Eracle venisse ricreata, il ripascimento della sabbia potrà formare solo una spiaggia bassa e senza dune. Di fatto, essa non costituirà barriera e l’erosione si ripresenterà. “Disastro su disastro” aggiunge Claudio Lombardo.
Di fronte a questa situazione, quello che tutti vorrebbero è rivedere Eraclea Minoa, se non proprio come un tempo, almeno come una spiaggia vivibile, piena e ricca di vita. Quella vita che sembra aver abbandonato questa zona ed essere stata trascinata via insieme alla sabbia e agli alberi dal mare. Si cerca di fare il possibile, si reclamano i lavori di recupero, si spera in una soluzione. Ciò che rimane e che è estremamente doloroso da accettare, è la delusione e la certezza di non poter mai più tornare alla bellezza dell’enorme distesa dorata che, con le sue caratteristiche dune, rendeva Eraclea Minoa una delle spiagge più belle del territorio.